mercoledì 29 ottobre 2008

Natassia


L'unica passione della mia vita
è stata la paura.

(Thomas Hobbes)

Gregorij Alexeij Alexandrevik percorreva col cuore in tumulto il viale di betulle che portava al capanno del giardiniere.
Su tutto aleggiava una luce dorata, intensa e gradevole che penetrava persino nell'ombra. Le tortere tubavano senza sosta, un fringuello spiccò il volo da un ramo di lillà verso una nuvola rosa, opalescente come la lampada che Gregorij aveva visto la sera prima sul tavolo di Natassia Nicolaevna.
Natassia! Al solo rievocarne il nome il cuore appassionato di Gregorij precipitava in un abisso ove beatitudine e angoscia erano avvinte, senza che una potesse lasciare l'altra, nella fatale estasi della caduta.
Natassia! Gli sembrava di udire quel nome nello sciabordio del fiume, nel respiro di ventaglio delle chiome dei tigli, nel canto appassionato del cuculo.
Natassia, egli ripeté a bassa voce, trattenendo sulle labbra ogni sillaba di quel nome, degustandola come l'elisir che avrebbe potuto dare la vita, o toglierla.
Natassia! Cuore mio, non fuggirmi dal petto!
Il capanno del giardiniere era coperto da un manto di edera rossa che riluceva nel tramonto con sfumature di fiamma e rubino. Mojka, la cavallina di Natassia brucava pigramente ancora affaticata per la corsa. Lei dunque c'era! Era venuta! Cuore, un attimo ancora, intimò Gregorij Alexandrevik, avvicinandosi al capanno. La mano del giovane aprì lentamente la porta, che cigolò con discrezione, quasi a dimostrare che anch'essa conosceva la segretezza di quell'incontro.
Natassia Nicolaevna sedeva su un ceppo di ciliegio. La veste bianca brillava nella semioscurità come un esotico fiore misterioso, e i piedini ondeggiavano come due uccellini nervosi.
Natassia sorrise al giovane e con un gesto irresistibile, scostò dalla bianchissima fronte una ciocca dei capelli ricci. Gli occhi celesti brillarono di una luce seducente. Dio, com'era bella! pensò Gregorij Alexandrevik, avvicinandosi, e ammirandone, come se fosse la prima volta, il delicato ovale, il disegno sensuale della bocca, la quiete pienezza delle spalle candide. E quei piedini inquieti, quelle caviglie da angioletto d'alabastro! O cuore mio!
-Volete dunque la mia risposta?- disse Natassia abbassando gli occhi.
Cuore, resisti, pensò Gregorij Alexandrevik, nell'udire quella voce, quella voce che sapeva leggere i più delicati versi di Puskin come domare gli scarti dei cavalli e le bizze della servitù.
-Ebbene la mia risposta...- disse Natassia. E tacque a lungo.
Cuore, resisti! Quanta grazia e pudore, pensò Gregorij, in questa donna che non vuole forse ferirmi con un rifiuto, o forse a un ultimo momento di naturalezza nel pronunciare le parole che la porteranno lontano dal luogo ove è nata, dal luogo che ha illuminato con la sua incomparabile bellezza.
-La mia risposta è si- disse Natassia tutto d'un fiato-Gregoij Alexandrevik, verrò con voi a Pietroburgo e sarò vostra moglie.
-Natassia! Natassia!- sospirò Gregorij Alexandrevik e non aggiunse altro.
Stramazzò tra l'edera crepitante e il soffice muschio, fece appena in tempo a vedere i piedini di Natassia che si avvicinavano allarmati, poi più nulla.
Il cuore appassionato di Gregorij Alexandrevik non aveva resistito.

by Bik the best

2 commenti:

Anonimo ha detto...

nooooooooooo!
mi sembrava un po' troppo romantico perchè potesse averlo postato un ragazzo....e infatti....!
ehehe
bella bik!

Anonimo ha detto...

bik!!!
cos'e questo!!!!